Insegnante “unico”, tempo scuola, valutazione, partecipazione …

DOCUMENTO DEL CONSIGLIO NAZIONALE AIMC

Il Consiglio nazionale dell’Aimc, riunitosi in seduta congiunta con la Conferenza dei Presidenti Regionali, in Roma, nei giorni 11 e 12 ottobre 2008 ha discusso e riflettuto sulle “novità” che hanno segnato e segnano quest’inizio d’anno scolastico. La riflessione, supportata non dal sentito dire, ma dall’analisi attenta della normativa giunta in porto o ancora a livello di proposta di legge (dall’art. 64 della L. 133/08, al Piano Programmatico del Ministro, al Decreto 137, fino alla proposta più complessiva a firma dell’on. Aprea), ha evidenziato alcuni aspetti di metodo e di merito su cui gli organismi nazionali dell’Associazione hanno convenuto e che vengono portati a conoscenza dall’intera rete per orientare riflessioni, interventi e azioni anche sui territori.

Riguardo alle questioni di metodo, il CN e la CPR Aimc non possono non registrare l’assenza di un qualche contesto di confronto formale (Forum) o informale e di un reale esame in sede parlamentare. Due criteri paiono essere stati ispiratori degli atti finora approdati in Parlamento: la logica del risparmio (ben diversa dalla razionalizzazione) e la fretta del procedere che, se può essere letta o vissuta come efficienza, non pare promettente sul piano dell’efficacia. D’altra parte, lo stesso Ministro Gelmini, appena nel giugno scorso, aveva dichiarato l’esigenza di una certa stabilità per la scuola e di una doverosa condivisione di ogni processo innovativo. Ciò che si sta facendo “sulla” scuola non è pura “operazione di manutenzione” come il Miniatro ha affermato, ma una vera e propria riforma che dovrebbe avere come fondamento chiare e dichiarate idee socio-pedagogiche per costruire un impianto che dimostri di essere veramente il meglio possibile per i ragazzi, tutti i ragazzi che sono la vera ragione e il vero scopo della scuola stessa.

In apposite Commissioni, CN e CPR hanno poi approfondito alcune tematiche specifiche che, se non coprono l’intero, costituiscono punti-snodo sia per il loro rilievo di impianto sia per la loro ricaduta sulla scuola agìta: docente unico per la primaria; tempo scuola; valutazione; partecipazione.

…insegnante unico

L’Associazione ribadisce che la “nascita” del team, a cui l’Aimc lavorò senza alcun interesse di parte, fu vista come valore per consolidare la corresponsabilità educativa e formativa di una scuola sempre meno a cifra individuale e sempre più comunità autentica. Mentre non approva le indebite proliferazioni da sanare, ritiene che il nuovo orientamento:

– ripristini la figura di un docente che pare più pensato come esecutore di un programma che come professionista a cui è affidata la costruzione e l’attuazione del curricolo;

– azzeri la didattica laboratoriale che necessita, oltre che di tempi distesi, di piccoli gruppi di alunni, modalità organizzativa utile per realizzare concretamente il protagonismo di ogni soggetto in formazione nei processi di costruzione della conoscenza;

– limiti la possibilità di stabilire relazioni significative e di confrontarsi con modelli educativi plurali;

– riduca l’utile confronto tra i docenti che nasce da contitolarità rispetto alla valutazione dell’alunno che potrebbe chiudersi in un solo punto di vista.

…tempo scuola

Il criterio che appare costante è la riduzione dell’orario scolastico dalla scuola dall’infanzia alla secondaria. Il tempo scuola non è variabile indifferente né, però, criterio primario su cui decidere il “contenuto” del tempo stesso. Sarebbe stato ben più motivata un’essenzializzazione del curricolo su cui tarare, poi, la definizione del tempo necessario. Si è, invece, imboccata una via di direzione opposta

L’Associazione, su questo, esprime forte preoccupazione e ritiene di non poter condividere l’istituzione di classi con un tempo scuola base di 24 ore, perché insufficiente a garantire una proposta adeguata alla formazione degli alunni, rispettando i ritmi di apprendimento di ciascuno, nell’attuale società della tecnologia e della conoscenza. È di tutta evidenza che il curricolo dovrà essere rivisitato, essenzializzato, ma la ristrettezza delle ore assegnate potrebbe far correre il rischio di tradurre l’essenzializzazione in riduzione minimale. Un curricolo che si adegua senza perdere significato è operazione non facile.

Le ulteriori opzioni (27, 30, 40 ore), pur non essendo curricolari, dovranno, per venir riscattate da una lettura puramente aggiuntiva, essere accompagnate da proposte formative, presentate dalla scuola stessa per consentire alle famiglie una scelta consapevole, attenta alle esigenze del ragazzo e non solo alle pur importanti esigenze organizzative del nucleo familiare. La presentazione ai genitori, all’atto dell’iscrizione, di un’articolata offerta formativa che tenga conto dei tempi, dei contenuti e dell’organizzazione potrebbe consentire alla scuola dell’autonomia di formulare in tempo utile al MIUR adeguate richieste di posti in organico sulla base delle scelte effettuate dai genitori, evitando di utilizzare le risorse, perché largamente insufficienti, del fondo d’istituto per retribuire eccedenze di orario svolte dai docenti,. Due sottolineature ulteriori. Il tempo pieno non si mantiene solo consentendo un orario scolastico di 40 ore, ma garantendo quegli aspetti organizzativi e metodologici che ne hanno fatto un vero modello pedagogico. Si avverte, inoltre, la preoccupazione di un riscivolamento della scuola dell’infanzia sul piano assistenziale con il ventaglio di possibilità in ingresso talmente ampio fino a sfumarne la stessa identità di scuola.

Appare inoltre congruente e opportuno che le risorse che si libereranno a seguito della riorganizzazione dell’ordinamento scolastico, del tempo scuola e dei piani di studio siano utilizzate dalla scuola per migliorare l’offerta formativa e non per sostituzioni di docenti assenti.

valutazione

L’Associazione, andando oltre le diatribe sul ripristino dei voti, ribadisce che la tematica “valutazione” va articolata come aspetto che rileva e sollecita, con un adeguato accompagnamento, l’integralità dei processi formativi.

La valutazione non è assimilabile, né come concetto né come oggetto di dibattito, alla mera votazione. Nel raccordo tra valutazione dei saperi disciplinari, articolazione delle dimensioni del comportamento e certificazione delle competenze non va perso, infatti, l’intreccio tra sapere, saper fare, saper essere e saper convivere connaturato nell’idea di formazione integrale della persona.

Qualsiasi visione riduttiva della valutazione avrebbe riverberi sull’idea di competenza curvandola impropriamente sul terreno della prestazione, misurata esclusivamente in termini sommativi, senza alcuna responsabilizzazione della scuola sul piano formativo che richiama, come condizione costitutiva, la collegialità del gruppo docente nell’articolazione motivata e argomentata della valutazione stessa in qualsiasi forma espressa (numerica decimale, lettere, giudizi sintetici).

Sul tale aspetto, la proposta Aprea fa intravedere possibilità di sviluppo là dove si richiama la collegialità nella valutazione degli alunni e si differenzia (in controtendenza a quello che si legge nel piano programmatico del Ministro) la valutazione dei livelli di apprendimento dalla
certificazione delle competenze in uscita.

Da quanto affermato, l’Associazione avanza alcune proposte che paiono in linea con un’idea alta e complessa del valutare mettendo al riparo tale importante “azione professionale” da possibili semplificazioni poco promettenti al di là delle stesse intenzioni del propositore: occorre scindere con chiarezza la valutazione periodica e annuale dalla certificazione delle competenze; chiedere un giudizio analitico sul livello globale argomentato e non sintetico;b chiarire per la scuola primaria chi sono quei “docenti” che hanno in carico la valutazione dell’alunno e la sua eventuale bocciatura (con il maestro unico il plurale non è giustificato, si pensava forse al consiglio di interclasse? Allora perché non dirlo con chiarezza evitando equivoci e fraintendimenti?). Infine, partendo dall’assunto che la valutazione, specie nel primo ciclo, non è sanzionatoria, ma funzionale a promuove la crescita formativa, si chiede che venga predisposto un sistema di recupero degli eventuali debiti formativi per evitare la dispersione scolastica. È di tutta evidenza che questo specifico problema va affrontato in modo adeguato nel caso di alunni disabili e con disturbi specifici di apprendimento.

partecipazione

L’Aimc ha sempre guardato alla partecipazione come valore da salvaguardare per una scuola sempre più comunità educante e non chiusa in se stessa. Partecipazione è esercizio di corresponsabilità che nella scuola, per i suoi professionisti, si declina nella collegialità e nella contitolarità e per le famiglie in condivisione delle coordinate educative che costituiscono il nesso di senso del piano dell’offerta formativa. Ovviamente parlare di partecipazione rimanda in modo immediato agli organi collegiali che da tempo mostrano una erosione di significato. Positiva dunque l’apertura in merito della proposta Aprea. Su quest’ultima, l’’Associazione avanza alcuni interrogativi e offre alcuni suggerimenti.

Se è condivisibile la distinzione tra organi di indirizzo e organi di gestione, preoccupa la ridenominazione dell’attuale consiglio di istituto in consiglio di amministrazione, aprendo una visione economicistica che fa intravedere una scuola azienda, ben lontana dal pensiero associativo, rinforzata dalla consigliata ricerca di sponsor e dalla praticabile, se non suggerita, via della “fondazione”.

Pare opportuno prevedere una premessa che consenta di inquadrare il senso delle azioni degli organismi di governo alla luce di un’idea di cittadinanza attiva responsabile, premessa rivolta sia alla scuole che alle Amministrazioni territoriali chiamate a gestire condizioni e servizi per il sistema dell’istruzione. In questo modo si limiterebbe il rischio di una lettura puramente funzionalistica della proposta e si potrebbero promuovere e garantire criteri che guidino le scelte all’interno dei vari organismi. Si avverte la necessità che venga utilizzato un linguaggio più vicino a tutti gli ordini scolastici e non curvato essenzialmente sulla scuola secondaria di secondo grado perché potrebbe risultare fuorviante.

Si ritiene, inoltre, necessario rivedere e meglio definire il ruolo di mediazione svolto dagli organismi di coordinamento provinciale in materia di riorganizzazione, dimensionamento, programmazione e utilizzo delle risorse assegnate a livello regionale.

In questa revisione globale, l’Aimc chiede che venga ridefinito, valorizzandolo, il ruolo dell’associazionismo professionale – che, per sua natura, è sia soggetto di partecipazione sia contesto di crescita della stessa cultura partecipativa – declinando in modo più concreto l’art. 19 e riconoscendo il tempo impiegato nell’associazionismo come tempo di crescita professionale fruibile con permessi giornalieri.

Il Consiglio nazionale impegna l’Associazione a mettere in atto gruppi di ricerca e di studio sulle tematiche affrontate dalle commissioni consiliari per consentire un avanzamento culturale sulle questioni esaminate. Nello specifico, ritiene urgente attivare un gruppo di lavoro che si occupi dello stato giuridico dei docenti (altro nodo presto alla ribalta) per essere in grado di avanzare proposte argomentate, pareri ben elaborati Anche in questo può concretizzarsi il vivere lo specifico di un’associazione che ha a cuore, per la qualità della scuola, problemi quali la formazione iniziale e in servizio dei docenti nonché il loro sviluppo professionale in logica di comunità corresponsabile in cui le differenziazioni sono doverose se finalizzate al bene dell’intero, ma da rifiutare se generative di gerarchizzazioni o frantumazioni.

L’Associazione Italiana Maestri Cattolici, in un momento connotato da alto tasso di contrastività e da facili ideologizzazioni, intende ispirarsi ancora una volta ad un criterio che è al di sopra delle parti: coerenza con il suo cammino che viene da lontano, orientato alla qualità della scuola e al bene di ogni alunno/persona che nella scuola transita. È in base a tale coerenza, da non confondersi con staticità, che l’Aimc di fronte alle proposte che emergono esprime il proprio punto di vista ora di non condivisione, ora di apprezzamento. Ed è sempre in base al criterio della coerenza che ancora una volta, con autenticità, l’Associazione si offre ad un confronto aperto e sereno con quanti, coinvolti nella problematica educativo-scolastica, ancora credono che più idee a confronto possono generare risultati migliori di una testa, anche “ben fatta”, che agisce in solitudine.

Il Cn e Cpr Aimc

Roma 13 ottobre 2008

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