ANTIDOTI AL SOVRACCARICO INFORMATIVO

Attenzione e preghiera antidoti al sovraccarico informativo

di Alfonso Berardinelli
Chiamiamolo cervello. Ma potrem­mo dire mente, coscienza, intel­letto. Le sue funzioni e manifesta­zioni sono varie, non tutte sufficiente­mente esplorate, ma tutte in parte distin­te e in parte indissolubilmente connesse: percezione, attenzione, memoria, imma­ginazione, volontà, razionalità, giudizio… Dentro o dietro c’è l’anima o psiche, che le diverse tradizioni antiche hanno este­so ad altri organi: cuore, fegato, polmoni, pancia ecc. Il deplorevole paradosso del­la modernità occidentale è che ci si oc­cupa tanto di salute fisica, si sa tutto di dieta, ci si allena in migliaia di palestre, ma del cervello – mente – anima non ci si cura, come si trattasse di un dato stabile, di un presupposto im­modificabile. L’insegnamento scolastico trasmette contenuti mentali, ma non aiu­ta a capire come far funzionare la mente nel modo migliore.
Ora però l’allarme è scattato. Al primo po­sto fra i pericoli c’è il «sovraccarico infor­mativo », l’ingorgo comunicativo via com­puter e cellulare. Un linguista e filosofo come Raffaele Simone cita l’ottimo libro di Nicholas Carr Internet ci rende stupidi?   e aggiunge: «la cultura digitale è uno dei più temibili moventi di interruzione del­la concentrazione che si siano mai pre­sentati nella storia» (“La Repubblica”, 12 gennaio). Intanto gli studiosi di neuro­scienze approntano i loro piccoli rimedi per aiutare almeno la nostra memoria.
Ma l’attenzione è forse la facoltà fonda­mentale e più alta. Simone Weil ne fece il fulcro della sua riflessione filosofica, mo­rale e religiosa. In un’antologia persona­le di Wystan H. Auden, A Certain World, al­la voce «Preghiera» si legge un aforisma di Ortega y Gasset («Dimmi a che cosa pre­sti attenzione e ti dirò chi sei») e uno di Wittgenstein («Pregare è pensare al signi­ficato della vita»). Auden a sua volta os­serva: «Pregare è prestare attenzione a qualcosa o qualcuno che non sono io stes­so (…) Il primo compito di un maestro di scuola è insegnare ai bambini, in un con­testo profano, la tecnica della preghiera».

da AVVENIRE, 21 gennaio 2012, pag. 28

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